Il ragazzo selvatico by Paolo Cognetti

Il ragazzo selvatico by Paolo Cognetti

autore:Paolo Cognetti [Cognetti, Paolo]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788861899698
editore: Terre di mezzo Editore
pubblicato: 2013-01-22T16:00:00+00:00


Capre

I selvatici erano spariti. Colpa di tutta la gente che cominciava a battere i sentieri, spingendoli in zone sempre più impervie. Di turisti ne incontravo ogni giorno, quasi sempre in gruppi numerosi, e mi parevano sordi e ciechi al paesaggio che attraversavano, facevano tanto di quel rumore che li sentivo ancora prima di vederli. Perfino i loro profumi chimici mi colpivano a distanza. Sarò io, mi chiedevo, ad avere problemi col resto dell’umanità? O saranno loro a non saper passare sulla terra senza colonizzarla? Facevano irruzione nel bosco con un’allegra violenza di odori e suoni. E gli abitanti del bosco si proteggevano dileguandosi.

Mi mancavano i miei vicini: la lepre, la volpe, i caprioli. Così un giorno di fine luglio mi alzai alle sei, buttai giù una tazza di caffè e uscii di casa. Niente zaino né borraccia né scarponi, solo il mio bastone e scarpe leggere come il vento. Dopo quasi tre mesi lassù mi sentivo in gran forma: superai il bosco e i primi pascoli, la baita di Gabriele, i villaggi abbandonati e cadenti, le radure delle marmotte. Mi fermai al torrente per bere, poi superai in velocità anche i pascoli alti: alle sette avevo davanti a me solo pietraie, i laghetti del disgelo e le ultime nevi. Ero nel regno dei camosci ma il problema, con loro, è che di solito ti annusano da lontano, e scompaiono in un istante. Quella mattina invece arrivando sul crinale ebbi un colpo di fortuna: sarò stato controvento, oppure ormai puzzavo di capra anch’io, comunque giù nel vallone ne vidi due su un piccolo nevaio. Tutt’intorno la pietraia si intiepidiva al primo sole, la neve era ridotta a minuscole chiazze luccicanti, e credo che i camosci fossero lì per rinfrescarsi. Si rotolavano sulla pancia, la schiena e i fianchi, godendosi quel ricordo d’inverno. Giocavano come ragazzini.

Continuai a salire, ormai chi mi fermava più? Adesso ero in cresta tra le due valli della mia vita e camminavo su lastre di pietra rotte dal ghiaccio, e su quel muschio morbidissimo che si forma a tremila metri. Da un lato dello spartiacque, quello dell’età adulta, il cielo era limpido, di un azzurro così pieno che sembrava avere massa e volume. Dal lato dell’infanzia salivano sbuffi di nuvole che si arricciavano dissolvendosi ai miei piedi. Di là avevo passato vent’anni, di qua gli ultimi mesi: ero contento che fossero posti diversi ma vicini (mai tornare dove sei stato felice, dicono i saggi, però dà un certo conforto sapere che i tuoi ricordi sono lontani solo un paio d’ore a piedi).

Poi vidi alcune sagome scure, forme inconfondibili sulla roccia frastagliata. Era un piccolo branco di stambecchi maschi. Loro non sono prudenti come i camosci, non vengono cacciati ormai da un secolo e hanno smesso di temere l’uomo. Stanno lassù, sulle creste e le vette sopra i tremila, perché hanno caldo e perché amano sorvegliare il loro regno dall’alto. A quella quota non c’è vegetazione, solo vento a tutte le ore e luce abbagliante. Il gruppo era composto



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.